Recensioni_ Pianeta Mc Terra

Profondo, analitico e realista.

Pianeta Mc Terra. Consumatori globali nell’epoca del capitalismo di finzione

Uno stop per riflettere sulla società e la sua evoluzione

 

Di Vicente Verdú

Anno di pubblicazione: 2004

275 pagine

Lingua: italiano

Titolo originale (spagnolo): El estilo del mundo.  La vida en el capitalismo de ficción

Costo medio: € 13,50

 

Un saggio coinvolgente perché mette alla prova il nostro modo di vedere la realtà.  Ci troviamo di fronte a un tipo di capitalismo che si è “evoluto” (per modo di dire), lasciando indietro il passaggio della produzione e del consumo.  Oggi ci troviamo di fronte al capitalismo di finzione, nato con la caduta del Muro di Berlino e che si caratterizza per la sua capacità di eliminare il limite fra realtà e fantasia.

Verdú ritiene che ormai gli esseri umani siano parte di un sistema nel quale la velocità, la multicanalità e l’instabilità (lavorativa, economica, familiare, culturale, ecc.) ci ha portato a vivere situazioni di stress, di disagio e di individualismo.  Dinanzi a questa situazione, il capitalismo di finzione concentra tutti i suoi sforzi per riempirci di “allegria” e di “fantasia”, alimentando il nostro essere bambini ed egoisti, con un mondo non reale, inventato, ma apparentemente veritiero e dove la condivisione umana si stringe ogni volta di più (videogiochi, mascott virtuali, ecc.).

Abbiamo bisogno di una realtà ricostruita per accettarci ed accettare quello che ci circonda: una regressione che cerca di scappare delle responsabilità per tornare ad essere coccolati: vivere nell’inganno pur di essere più felici e contenti.

Oltre all’analisi approfondita, ricca di esempi concreti, troviamo in questo libro la magnifica capacità dell’autore di individuare delle coincidenze e delle relazioni fra aspetti che a semplice vista possono sembrare diversi, come la bellezza e il riciclaggio o l’immondizia; la guerra e l’intrattenimento; l’arte ed i meccanismi economici. Un sistema dove il capitalismo di finzione assume una natura invisibile, ma presente, che collega ogni aspetto della realtà. “Crea un mondo” sopra il mondo: “Il falso pianifica in un mondo dove si congiura con il vero fino a disfare la consistenza del reale.”

Vicente Verdú fa un racconto della società del 2003, un messaggio premonitore e apocalittico. È un’opera che dopo quasi dieci anni riesce ad essere totalmente attuale. Verdú sostiene un mondo che ha creato una confluenza, un meccanismo parallelo dove la realtà si confonde con un mondo irreale,  dove la gravità delle cose si toglie del corpo per creare una questione molto più leggera.

Nel saggio, lo scrittore presenta una riflessione su come anche il marchio sia diventato qualcosa in più che un’immagine, un logo. Oggi è un’esperienza, un vissuto.  Il marchio rappresenta l’azienda, il prodotto, ma soprattutto “vuole” rappresentare e soddisfare noi.  Il concetto di valore aggiunto comincia ad essere noto nel testo (vendere l’invisibile).  Quindi, far vivere un’esperienza d’acquisto, dove il sensoriale (quindi le nostre dimensioni primitive) è un elemento fondamentale per raggiungere traguardi positivi.

Anche la velocità delle notizia attraverso i media è analizzata da Verdú. L’abominevole attentato a Brindisi o il terremoto in Emilia sono i vivi esempi di un sistema di notizie che attira l’attenzione ma che allo stesso tempo alterna il dramma all’informazione di contorno. Siamo così pronti per passare in pochi minuti dalla tragedia alla pubblicità o al film romantico; dalla morte al reality show.

Ne consegue la considerazione generale sul capitalismo di finzione, ossia il suo agire come una sorta di meccanismo di protezione atto a minimizzare gli effetti della tragedia.

Il capitalismo di finzione ci propone di vivere all’interno di una fiction o, ancora meglio, un reality show.  È una proposta lontana del teatro epico che ci proponeva Bertolt Brecht, dove richiamava un ruolo attivo, riflessivo e partecipativo nei nostri destini. Cosa che con il capitalismo di finzione ormai, non è più vero. Lui ci faceva essere consapevoli che la rappresentazione era quello, che noi dovevamo reagire e non essere meramente spettatori, staccandoci della rappresentazione teatrale, con la finzione.

Un libro che invitiamo a leggere perché è universale ma allo stesso tempo specifico e dettagliato.  Un discorso che risveglia la nostra capacità di riflettere su ciò che accade intorno a noi.

Vicente Verdú è uno scrittore e giornalista spagnolo, dottore in Scienze Sociali nell’Università della Sorbona e membro della Fondazione Nieman dell’Università di Harvard. È collaboratore del giornale spagnolo El País.  Fra le sue principali opere El fútbol, mitos, ritos y símbolos, El éxito y el fracaso, Nuevos amores, nuevas familias, China superstar, Emociones y Señoras y señores (Premio Espasa de Ensayo).

Saggi: Días sin fumar (finalista del premio Anagrama di saggio 1988) y El planeta americano, con el que obtuvo el Premio Anagrama de Ensayo en 1996. Además ha publicado El estilo del mundo. La vida en el capitalismo de ficción (Anagrama, 2003) y Yo y tú, objetos de lujo (Debate, 2005). Sus libros más reciente son No Ficción (Anagrama, 2008), Passé Composé (Alfaguara, 2008) y El capitalismo funeral (Anagrama, 2009).

Pubblicazione in italiano: Giorni senza fumare (2003)

Maggior approfondimento sull’opera di Vicente Verdú

http://www.downloadblog.it/post/12289/umberto-eco-a-el-pais-internet-non-conosce-filtri-sociali

http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-12-04/ragioni-essere-critici-081513.shtml?uuid=Aa3xM8QE

http://www.gioia.it/Ero-stufo-di-essere-Phil-Collins
SHE

Lascia un commento